sabato 27 gennaio 2018

Maria Antonietta

Autrice: Antonia Fraser
Lingua: italiano
Sottotitolo: La solitudine di una regina
Titolo originale: Marie Antoinette. The journey
Genere: saggio
Prima pubblicazione: 2001

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Quella di Maria Antonietta, lo sanno tutti, è una storia senza lieto fine.
Sia lei che il marito, diventato poi Luigi XVI, salirono al trono quasi per uno scherzo del destino: a causa del vaiolo che sfigurò una sorella promessa al delfino, l'una; per la prematura morte del fratello maggiore, l'altro. Fu così che due ragazzi giovani, inesperti, sottovalutati, poco avvezzi agli intrighi politici e, almeno nel caso di Luigi, con una scarsa autostima, si ritrovarono ad essere sovrani di una nazione che, dopo qualche tempo, si sarebbe violentemente sollevata contro di loro.

Maria Teresa d'Austria
Antonia Fraser, già autrice del bellissimo Le sei mogli di Enrico VIII, traccia con elegante maestria la storia di questa regina, inserendola sapientemente nel suo contesto storico ed arricchendo il saggio di informazioni non sempre facili da reperire.
Ne viene fuori il ritratto di una donna piuttosto sola, non all'altezza della potente madre, l'imperatrice Maria Teresa, e dopotutto non interessata alla manovre politiche, né propensa a favorire la sua terra natia a scapito della nuova patria. Di certo le pressioni subite dalla famiglia di origine, come testimoniano le lettere provenienti dall'Austria, furono tante: in esse è lampante il fatto che Maria Antonietta fosse vista semplicemente come pedina sullo scacchiere politico, nonché come strumento per mettere al mondo i futuri sovrani di Francia. E' raro leggere di un interessamento verso la sua persona da parte dei familiari, e suona quanto meno meschino da parte del fratello, erede al trono imperiale e con una sola figlia, premere su Maria Antonietta, già madre di un maschio e una femmina, affinché dia alla luce un altro figlio, che sostituisca il delfino in caso di morte prematura.

Maria Antonietta con i figli Maria Teresa Carlotta, Luigi Giuseppe, Luigi Carlo e la culla vuota di Sofia Elena Beatrice, morta prima di compiere un anno.

Naturalmente la parte più penosa è quella riguardante la Rivoluzione. Non avevo mai letto un resoconto così chiaro e crudo che mi facesse riflettere sulla profonda violenza dell'evento, di cui di solito si predilige il ruolo di apripista ai valori di liberté, égalité, fraternité.
Maria Antonietta, che era stata sentita dalla popolazione come una straniera, sospettata di favorire l'Austria e accusata di ogni nefandezza - le vignette satiriche e offensive che la ritraevano regina di lussuria avrebbero spezzato chiunque -, naturalmente non fu risparmiata dai rivoltosi: spaventata nella propria casa, tenuta prigioniera, privata degli affetti, fu perfino accusata di aver molestato il figlio, e condannata da un tribunale dopo un processo che anche alcuni tra gli stessi fautori della Rivoluzione giudicarono una farsa.
Così la regina di Francia per caso, che aveva trovato nella passione per gli abiti e le acconciature che oggi ci paiono ridicole, il rimedio a una vita passata in gran parte in solitudine in un paese ostile, se ne andò via, pare, con i capelli diventati improvvisamente bianchi, attraverso quella che fu uno dei simboli della Rivoluzione francese, la ghigliottina, ignara anche del destino che attendeva i figli ancora in vita (e che fu ben penoso, soprattutto per il maschietto).

Il volume è un saggio interessantissimo, dalla scrittura coinvolgente, e corredato al centro da una serie di ritratti che ci permettono di conoscere più da vicino la regina di Francia e la sua famiglia.

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La copertina: mi piace molto. Il ritratto utilizzato è quello dell'artista francese Elizabeth Vigée-Lebrun, che ci restituisce l'immagine di una Maria Antonietta nella sua maturità, ed in cui spicca il rosso del velluto che ricopre i mobili e il blu dell'abito della regina.
Mi piace in generale l'impostazione delle copertine Oscar storia della Mondadori, purtroppo recentemente cambiata in quello che mi sembra un design vecchio e per nulla attrattivo:

La nuova copetina

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Quarta di copertina: La figura magnifica e tragica di Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d'Austria e moglie di Luigi XVI di Francia, continua a suscitare sentimenti contrastanti: fu solo una vittima innocente? Influenzò gli eventi della Rivoluzione dell'89? In questa appassionante biografia Antonia Fraser ricostruisce l'itinerario di formazione personale e politica dell'infelice regina, liberando il personaggio dagli stereotipi e restituendola alla sua dimensione umana e storica.
Le ricerche della Fraser non hanno trascurato nulla, dal costume europeo dell'Ancien Régime all'ambiente politico-economico e a quello dell'apparato cortigiano, dalla cerchia di amici e di consiglieri, dei quali viene indagata la psicologia, al coro di voci dei testimoni coevi che raccontano ognuno una parte della vicenda. Con lo stile di narratrice di razza che le è proprio, l'autrice descrive le grandi decisioni, gli errori di giudizio, gli slanci, le potenti aspirazioni individuali di Maria Antonietta, una donna sopraffatta dai grandi sconvolgimenti della Storia.

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Giudizio personale: 5/5

mercoledì 24 gennaio 2018

Il portale delle tenebre - Citazioni

" L'uomo che teme la battaglia non otterrà mai alcuna vittoria ."

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" Esistono mercenari vecchi ed esistono mercenari coraggiosi, ma non esistono vecchi mercenari coraggiosi."

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" Una borsa di conio compra il silenzio di un uomo per un po'. Un dardo di balestra compra quel silenzio per sempre."

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" Le mezze verità pesano molto di più delle complete menzogne."

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" ... raramente gli uomini sono come appaiono. E all'apparenza tu sei talmente colpevole da convincermi della tua innocenza."

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" Fa un freddo fottuto da quelle parti e, sai, [padre], ho già fatto il pieno qui da te di tutto il freddo che posso sopportare."

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Qui la recensione del romanzo

sabato 20 gennaio 2018

Il dono della terapia

Autore: Irvin D. Yalom
Lingua: italiano
Titolo originale: The gift of therapy
Genere: saggio
Prima pubblicazione: 2002

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Irvin Yalom è uno psichiatra con un'esperienza di oltre quarant'anni nel campo della psicoterapia. E' conosciuto dal grande pubblico soprattutto per i suoi romanzi, come La cura Shopenhauer.
Il dono della terapia, tuttavia, non è uno di essi: si tratta di un saggio che offre, attraverso capitoli piuttosto brevi, preziosi consigli ed esperienze personali riguardanti appunto la terapia.

Citando le parole dello stesso autore: "La terapia e il rapporto analista-paziente sono [...] l'argomento proprio di questo libro, ma in una maniera appunto così originale che l'esperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari "compagni di viaggio" anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono".
Yalom, infatti, non si pone su di un piedistallo, né in quanto insegnante né in quanto terapeuta, ma risulta estremamente umano nei confronti dei suoi pazienti, da cui più volte ammette di aver imparato molto, e confida inoltre vari episodi della propria vita in cui, esattamente come chiunque altro, non è stato "immune dalle intrinseche tragedie dell'esistenza".


Nel parlare della terapia, l'autore punta molto proprio sull'umanità e sul rapporto con il paziente, criticando l'estrema standardizzazione della terapia, che negli Stati Uniti si vuole sempre più breve, ma ugualmente efficace, mentre essa "è un'esplorazione profonda [...] del corso e del significato della vita", ed in quanto tale richiede tempo, fiducia nei confronti del terapeuta e preparazione da parte di questi.

I singoli capitoli trattano ognuno un tema diverso, come la morte e il significato della vita, avendo comunque sempre al centro il rapporto con i pazienti, di cui spesso vengono riportate le storie o stralci di sedute.
E' di sicuro un agile manuale utile per gli addetti ai lavori, ma anche per chi è o è stato paziente, o semplicemente è incuriosito da questo aspetto della medicina.

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La copertina: è una delle più belle che abbia mai visto. Adoro la finestra aperta e il modo in cui la luce si concentra soprattutto in alto a sinistra.

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Descrizione: «I consigli di questo libro scrive Irvin Yalom nellintroduzione al volume sono
tratti da annotazioni relative a quarantacinque anni di pratica clinica. Esso rappresenta un mélange particolare di idee e tecniche che ho trovato utili nel mio lavoro.
Queste idee sono così personali, presuntuose e qualche volta originali che difficilmente il lettore potrà trovarle altrove».
La terapia e il rapporto analista-paziente sono, come indica il titolo, largomento proprio di questo libro, ma in una maniera appunto così originale che lesperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari «compagni di viaggio» anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono.
Unendo labilità di narratore al rigore dello studioso, lautore di Le lacrime di Nietzsche
racconta i casi clinici più difficili che gli siano mai capitati rileggendoli alla luce di
un passo di Freud o di Schopenhauer, rivela il consiglio di un vecchio amico grazie al quale superò una delusione di gioventù, attinge alle pagine di Hermann Hesse per parlare di malattia e di guarigione.
«Guidato dalla passione per il compito» e messi da parte i consigli che gli suscitavano «meno entusiasmo», Yalom invita i lettori a seguirlo attraverso ottantacinque temi centrali della terapia contemporanea. Rimuovere gli ostacoli e andare avanti, ad esempio. Evitare le diagnosi. Non avere paura di sbagliare. Sviscerare il senso della parola «casa».
Riflettere sui sogni che ci tengono svegli, e ricordare che se il terapeuta ha molti pazienti, il paziente ha un solo terapeuta.
Scritto «con lo stile di O. Henry e lumorismo di Isaac Singer» (San Francisco Chronicle),Il dono della terapia è un viaggio unico ed emozionante al termine del quale la terapia apparirà come un itinerario complesso, un cammino arduo e non privo di trappole, tuttavia sempre ricco di soste appaganti e affascinanti scoperte. Unintima collaborazione che, citando le parole di Reiner Maria Rilke, poeta caro a Yalom, è in grado di dare a tutti noi gli strumenti per affrontare «ciò che cè di irrisolto nei nostri cuori».

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Giudizio personale: 4/5