mercoledì 26 giugno 2013

Il fiore del desiderio - Citazioni

" ... nonostante uomini e donne abbiano cercato per millenni il paragone più adeguato, in fondo il dolore è simile solo a se stesso . "

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" Lasci andare la tua vita e la guardi rotolare via e trasformarsi in una mostruosa palla di fango. Riuscire a correre abbastanza velocemente da raggiungerla ti sembra un'impresa impossibile ."

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" Non capisce. Ancora troppo passato mi scorre nelle vene, una malattia di cui ho bisogno di liberarmi prima di poter affrontare il futuro. "

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" Certe volte mi sembra di affogare, ma non mentre ti stringo tra le braccia. "

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" Quante vite sono distrutte dal caso. Solo che quando ci succede non lo diciamo a nessuno. E' troppo doloroso. "

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" E' sbagliato perseguire la felicità? Non è forse il nostro primo diritto? "

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" Se nessun altro condivide i nostri ricordi, ciò che è accaduto rimane vero? "

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" Si può perdere di nuovo ciò che non è mai stato nostro? "

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" ... sa che per quanto andiamo lontano non possiamo sfuggire a ciò che ci portiamo dentro. "

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" Lui mi aveva offerto le mani a coppa perché ci versassi la mia solitudine."

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" Non sarà proprio la nostra sfiducia a sabotare la realizzazione dei sogni? "

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" Mi tratta come un insetto ronzante. Fastidioso, ma non abbastanza per giustificare lo sforzo necessario a scacciarlo. "

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" Certi dolori vanno al di là delle lacrime. "

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" A volte mi dimentico di ciò che non avrei dovuto fare, e mi resta solo il ricordo del senso di colpa. "

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Qui la scheda del libro 

sabato 22 giugno 2013

Morti viventi a Dallas

Autrice: Charlaine Harris
Titolo originale: Living dead in Dallas
Volume: 2 di 13

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[attenzione: SPOILER]

Benché il primo volume della saga di Sookie Stackhouse (The Southern Vampire Mysteries) non mi sia piaciuto molto, ho voluto procedere con la lettura perché ero curiosa di sapere quanto la serie tv True Blood, tratta dai romanzi della Harris, che sa divertire ed intrattenere, ma può anche raggiungere picchi elevati di noia e assurdità, si discosti dalla storia originale.
Morti viventi a Dallas è sicuramente scritto meglio di Finché non cala il buio, e non so se alcune brutture, che pure ci sono, siano da imputare alla traduzione o alla scrittura originale.
Riguardo alla storia, mi ha molto colpito la morte, nelle primissime pagine, del personaggio di Lafayette, abbastanza importante nel telefilm, ed ancora vivo e vegeto. Ho tremato, invece, a leggere il nome di Tara, ma il personaggio compare pochissimo e non è per niente irritante come nella trasposizione televisiva.
Mi sorprende che la menade sia stata identificata praticamente da subito, e che la sua storyline sia risultata piuttosto fiacca. L'ultima parte del romanzo, infatti, che prende le mosse dalla festa/orgia, è più lenta rispetto alle vicende ambientate a Dallas, e la menade non ha alcun carisma.
Interessante invece la descrizione dell'hotel adibito ad ospitare i vampiri, e soprattutto le dinamiche tra questi nel "nido" di Stan. Carino anche il personaggio della licantropa Luna, che spero compaia ancora, e riuscita anche la Compagnia del Sole, con i terrificanti coniugi Newlin. Molto gradevole la scena della partita a cui partecipano come spettatori gli abitanti di Bon Temps; come ho già detto nel post precedente, la Harris è molto brava a creare un microcosmo qual è la piccola cittadina con tutti i suoi abitanti, ognuno con le proprie caratteristiche.
Mi sarei aspettata qualcosa di più -o, meglio, qualcosa- riguardo al "suicidio" di Godric, che non viene per niente descritto.
Pur non lasciando col fiato sospeso o la voglia di continuare a leggere -almeno per quanto mi riguarda- Morti viventi a Dallas risulta comunque simpatico e ironico, e le considerazioni di Sookie fanno sempre sorridere.

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Trama: Sookie Stackhouse sta attraversando un periodo difficile. Il suo collega e amico Lafayette è stato assassinato: sembra che a ucciderlo sia stato il rampollo della famiglia più aristocratica di Bon Temps, la cittadina in cui la protagonista vive. Come se non bastasse, Sookie si trova improvvisamente di fronte a una creatura sanguinaria che le assesta un colpo quasi mortale. I vampiri non aspettavano altro: le succhieranno via il sangue avvelenato dalle vene salvandole così la vita. Quando uno di loro le chiederà di utilizzare le sue doti telepatiche per aiutarlo a rintracciare un compagno misteriosamente scomparso, Sookie sarà costretta ad accettare. Ben presto si ritroverà a Dallas, tra le strade e i locali trendy frequentati dagli amici e dagli ammiratori dei vampiri.

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Giudizio personale: 3/5

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[attenzione: SPOILER per chi non abbia visto la seconda stagione di True Blood]

Morti viventi a Dallas è il romanzo a cui si ispira la seconda stagione di True Blood.
Michelle Forbes interpreta la menade Maryann, ma la sua natura non è svelata per buona parte della stagione, e per questo il personaggio mi incuriosì molto, spingendomi a cercare spoiler probabilmente per la prima -e unica- volta da quando guardo serie tv.


In True Blood la menade è legata a Sam da quando questi era un ragazzo, e lo perseguita al fine di sacrificarlo al dio Dioniso; stringe un legame molto forte con Tara (alla quale, in una scena raccapricciante, fa mangiare il cuore della povera Daphne, una mutaforma che intrattiene una relazione con Sam, ma che lavora segretamente per Maryann, da cui viene uccisa), e, attraverso il controllo della mente, porta caos e lussuria a Bon Temps (in luogo dell'orgia organizzata da alcuni abitanti della cittadina nel romanzo).
Possiede, inoltre, degli artigli alle mani, con i quali attacca Sookie, che rilasciano una potente neurotossina letale per gli umani, mentre il suo sangue lo è per i vampiri.


Nelle vicende della Compagnia del Sole rientra anche Jason, che diventa un fervente seguace del gruppo, mentre Godric risulta essere il creatore di Eric, e la sua fine è raccontata in una scena molto intensa.
Non compare la mutaforma Luna, presente invece a partire dalla quarta stagione, ma con fattezze molto diverse da quelle descritte nel romanzo, e come interesse amoroso di Sam; nel libro appare fugacemente anche la licantropa Deb, che farà invece il suo ingresso nell'universo di True Blood nella terza stagione.
Altra piccola differenza con la storia della Harris, è il rapporto di parentela tra Maxine Fortenberry e Hoyt, nipote della donna nel libro, e figlio nella serie tv. E, naturalmente, Lafayette è vivo (e viene tenuto prigioniero alquanto crudelmente da Eric) e Tara ha -purtroppo- molto spazio.

Di seguito, due trailer della stagione:



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Approfondimenti - Le menadi

Le menadi sono le donne che insieme con i Satiri e i Sileni costituiscono il seguito di Dioniso, prima dio arcaico della vegetazione, e poi del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi.
Secondo un'antica credenza, la sede primitiva delle menadi era la Tracia, paese confinante con la Macedonia.
(In molti luoghi della Grecia, come Atene, Delfi, Olimpia, Sparta, in Beozia e nella Jonia, erano associazioni femminili incaricate dallo Stato di occuparsi del culto di Dioniso. Per la durata delle feste dionisiache diventavano menadi).
Elle partecipano del furore sacro indotto dal culto orgiastico proprio di questo dio. Sono chiamate anche "baccanti" in quanto assimilate a Bacco; "invasate", dal torchio vinario, o ancora Naiadi o Ninfe (che mancano, però, del tirso e della pelle di pantera).
La loro frenesia è piuttosto un "invasamento" divino provocato dal dio, e che si manifesta nella danza estatica.


Le danze delle menadi si svolgono in luoghi liberi e selvaggi; l'entusiasmo aumenta nelle funzioni sacre svolte in comune e soprattutto nella danza collettiva. Eppure ogni menade appartenente ad un coro danzante si dà all'estasi individualmente, al contrario delle Ninfe. Queste si prendono per le mani o per i lembi delle vesti, le menadi danzano ciascuna per proprio conto.
Ricoperte da una pelle di cerbiatto o di volpe, coronate di edera, la pianta sacra a Dioniso che masticata dà l'ebbrezza, impugnando il tirso, bastone ornato di edera, corrono sulle montagne durante le feste dionisiache, al suono assordante di cembali, timpani e flauti, trascinando o tenendo al seno un cerbiatto, animale che è l'incorporazione più frequente del dio.
Quando la corsa e il frastuono hanno scaldato l'eccitazione fino al parossismo, le menadi addentano l'animale che portano con sé, lo squartano e ne mangiano le carni crude, al fine di fare propria la vita del dio. In questo stato di possessione divina, elle possono fare prodigi e profetare.
Probabilmente le menadi rappresentano e provocano, mediante l'eccitazione orgiastica, le potenze attive della natura vegetale.


Come Dioniso, sono anche cacciatrici. Le prede della loro caccia sono gli animali dei boschi e delle greggi: caprioli, cervi, lepri, capre e montoni. Le menadi li cacciano, li sbranano -con le mani o con un coltello- e li divorano. Per questo al loro seguito si trovano spesso gli animali feroci, soprattutto pantere, linci, raramente leoni. Persino l'animale più pericoloso, il serpente, anch'esso un divoratore di carne viva, si avvinghia alle braccia, al corpo, alla testa delle menadi.
Durante la danza, hanno in mano tutta una serie di strumenti musicali e a percussione, come flauti, cembali, sonagli e, nelle rappresentazioni artistiche dalla metà del V sec., i timpani che provengono dal culto di Cibele. Si aggiungono fiaccole per le celebrazioni notturne; più rari sono boccali e coppe.
Sulla pittura vascolare del sec. VI, le Menadi sono frequentemente associate ai Satiri in tutte le gradazioni dell'attrazione erotica.
In quella del sec. V invece, soprattutto dopo il 480, appare con evidenza sempre più grande il carattere orgiastico delle menadi.

fonte: Treccani

domenica 16 giugno 2013

1Q84

Autore: Murakami Haruki
Titolo originale: 1Q84
Volume: 1 di 2
Libri: 1 e 2 di 3 - Aprile-Settembre

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Ho letto tanti bei libri negli ultimi tempi, ma era molto che non me ne capitava uno magnetico come 1Q84.
Non posso dire che la storia sia bellissima, ma è intrigante, e ti risucchia in un vortice che dura quasi fino alla fine. Sebbene i rapporti tra i due personaggi principali, a cui sono dedicati alternativamente i capitoli, risultino definiti solo al capitolo 13, ed in generale tutta la storia non appaia chiara sin dall'inizio, non si può fare a meno di continuare a leggere, e 700 pagine volano via in un lampo.
Mi piace molto il concetto dell'anno 1Q84 (dove la Q sta per "question mark", ovvero "punto interrogativo") come qualcosa di diverso, ma non parallelo all'anno 1984, e nel quale dover rimanere, una volta capitatici.
I personaggi sono profondissimi; interessanti anche quelli secondari, in primis Tamaru, ma anche Fukaeri, la Signora, Komatsu, Ushikawa.
Molto importante, nella storia, il tema della solitudine, probabilmente il più importante: i due protagonisti sono  infatti estremamente soli, la vita di Tengo è molto routinaria e senza scossoni (l'unico ricordo importante della sua vita è così censurato e rinchiuso nei meandri della sua mente, che deve farsi largo prepotentemente da solo provocando all'uomo del malessere fisico), mentre quella di Aomame sembra non avere importanza neppure per lei.
Intuiamo che entrambi avrebbero potuto essere felici, insieme, se solo si fossero cercati, ma, d'altronde, quale adulto dà retta ad una sensazione -seppur la più profonda della sua vita- provata a soli dieci anni?
Molto intensi i momenti di Tengo con il padre alla casa di riposo, e la storia della città dei gatti dà molto da riflettere: abbiamo avuto anche noi la sfortuna di trovarci in un posto in cui ci siamo persi? E siamo riusciti ad uscirne?
Il personaggio di Fukada è invece l'emblema di quanto sia difficile separare il bene dal male, e quanto un uomo che riesce a provocare odio e ripugnanza sia anche capace di suscitare profonda pena.
Più confusione generano i Little People (il cui nome in principio non ha potuto non farmi pensare ai famosi giocattolini per bambini), a quanto pare responsabili di un certo "equilibrio" nel mondo -che si tratti del 1984 o del 1Q84-, esserini misteriosi che per il momento non hanno suscitato le mie simpatie, ma che spero siano approfonditi nel terzo libro.
Il romanzo ha inoltre il merito di metterci a parte di una cultura molto diversa dalla nostra e dalle mille peculiarità, qual è quella giapponese (che trovo sempre un pò troppo maschilista); penso inoltre che sia una scelta azzeccatissima quella di ambientare la storia nel 1984, privando in questo modo i personaggi di tutti gli ausili tecnologici (quante volte ho immaginato Aomame con uno smartphone!) che avrebbero reso loro la vita molto più facile, soprattutto nella ricerca di notizie.
Capolavoro come pochi, 1Q84 vale davvero la pena di essere letto, e mi ha reso entusiasta -e insonne- come non capitava da tempo.

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Quarta di copertina: Aomame è spietata e fragile. È un killer che in minigonna e tacchi a spillo, con una tecnica micidiale e impalpabile, vendica tutte le donne che subiscono una violenza. Tengo è un ghost writer che deve riscrivere un libro inquietante e pericoloso come una profezia. Entrambi si giocano la vita in una storia che sembra destinata a farli incontrare. Ma quando Aomame, sollevando gli occhi al cielo, vede sorgere una seconda luna, capisce che non potranno condividere neppure la stessa realtà. Mai come in 1Q84 Murakami ha esplorato le nostre ossessioni per dare vita a un mondo così personale, onirico e malinconico. Accolto in Giappone come il suo capolavoro, 1Q84 è un romanzo che contiene universi.

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Giudizio personale: 5/5

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Qui le citazioni dal romanzo

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Dalla pagina Einaudi: 1Q84 è stato accolto, alla sua uscita in Giappone, come il capolavoro di Murakami Haruki e immediatamente elevato a oggetto di un autentico culto, tanto che sono comparsi libri e riviste che provano a indagare i misteri e rispondere agli interrogativi che solleva questo romanzo fluviale, ricco di storie (e storie dentro storie), personaggi, idee.
Un Murakami al suo meglio che riesce come non mai a centrifugare le suggestioni più diverse (dal folklore giapponese all'immaginario manga, dalla fantascienza occidentale alla tradizione letteraria orientale) e a esplorare le nostre ossessioni per dare vita a un mondo del tutto personale, onirico e malinconico, in cui nessuna realtà parallela ripaga per la nostalgia di un'amicizia d'infanzia, per un amore mancato.

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Approfondimenti - La Sinfonietta di Janacek

Nel taxi che la porterà a quelle scale che conducono all'anno 1Q84, Aomame ascolta la Sinfonietta di Janacek, che farà un pò da "tema musicale" all'intero romanzo.


La prima performance della Sinfonietta, del compositore ceco Leos Janacek, si ebbe a Praga nel 1926.
Essa è dedicata "alle Forze Armate Cecoslovacche", e secondo Janacek avrebbe dovuto essere espressione dell'uomo libero contemporaneo, della sua gioia e bellezza spirituale, della sua forza, del coraggio e della determinazione a combattere per la vittoria.
Fu commissionata dagli organizzatori del Sokol Gymnastic Festival, e la sua durata si aggira intorno ai 20-25 minuti.
Il pezzo è diviso in cinque movimenti:
- I - Allegretto;
- II - Andante;
- III - Moderato;
- IV - Allegretto;
- V - Andante con moto.

Fonte: wikipedia.en


lunedì 10 giugno 2013

Emma - Il manga

Autrice: Yoko Hanabusa
Titolo originale: Emma

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Tempo fa avevo letto da qualche parte che la trasposizione manga di Emma si discostava molto dalla storia originale, quindi mi sono avvicinata a questo volumetto in ritardo e preparata al peggio.
Ho trovato, invece, e con sorpresa, un'opera ben fatta, e che rispetta lo spirito del romanzo di Jane Austen. I disegni sono molto belli - fanno ricordare i cartoni degli anni '80 -, anche se preferisco quelli di Reiko Mochizuki; Emma non spicca per beltà, mentre Harriet è molto carina e Jane davvero bella; il signor Knightley riesce ad essere affascinante pur non essendo piacevolissimo riguardo all'aspetto.
Mi piace molto la caratterizzazione del padre di Emma, e il fatto che l'autrice sia riuscita a rendere a meraviglia Augusta Elton in due riquadri o poco più. La scena migliore è sicuramente quella della gita a Box Hill, in cui Emma si comporta male con Miss Bates, che segna anche il momento a partire dal quale la nostra protagonista crescerà e maturerà.
Riguardo proprio a Emma, credo che un lettore meno parziale di me potrebbe trovarla, soprattutto nella prima metà del manga, presuntuosa ed egocentrica, se non palesemente antipatica, ma questa è Emma, dopotutto.
Poca attenzione, purtroppo, nella traduzione dei dialoghi: capita che i personaggi si diano alternativamente del "tu" e del "voi", addirittura nello stesso riquadro.

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Retro copertina: Emma, bella, ricca, intelligente.
Ama combinare matrimoni, nonostante lei stessa ignori cosa sia veramente l'amore. Anche nei confronti dell'amico dall'animo nobile, Mr Knightley, Emma non riuscirà a essere sincera fino in fondo, tanto da provocargli alcune delusioni.
Ma quando girerà la voce che il matrimonio dell'amico è imminente, i suoi sentimenti reali verranno a galla e ... ?! Dal capolavoro immortale di Jane Austen.

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Giudizio personale: 5/5


sabato 8 giugno 2013

Il ballo

Autrice: Némirovsky Irène
Titolo originale: Le bal

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Prima de Il ballo, non conoscevo Irène Némirovsky, la cui vita potrebbe essere essa stessa un romanzo: ebrea, la scrittrice nacque in Ucraina, ma a dieci anni si trasferì a San Pietroburgo, da cui fuggì nel 1918 a causa della Rivoluzione Russa. Soggiornò in Finlandia, poi in Svezia, infine in Francia, dove fu arrestata. Deportata nel campo di concentramento di Auschwitz, vi morì nel 1942.
Interessanti i rapporti con le proprie origini ebraiche, e soprattutto con la madre, vista non come affettuosa figura di riferimento, ma come nemica e antagonista. Da qui, la considerazione di tutte le madri come creature incapaci di amare e in diretta concorrenza con le proprie figlie.
Questo concetto è ben espresso anche ne Il ballo, racconto breve che pone sotto i riflettori una coppia di parvenu desiderosi di entrare a far parte di quella società che fino a quel momento ha tenuto loro chiuse le porte. La figlia quattordicenne, Antoinette, ha sempre temuto il mondo degli adulti, eppure sente dentro di sé che è giunto ormai il momento di farne parte; si sente una donna, ma viene trattenuta forzatamente nell'infanzia da una madre che vuole "cominciare a vivere", ora che ha finalmente del denaro, e che non desidera che la giovane figlia la metta in ombra.
Si prova molta rabbia nei confronti di questa donna, della sua disattenzione e insensibilità verso la ragazzina alla quale dimostra davvero poco amore, eppure riesce anche a fare un pò compassione, alla fine, quando la vendetta di Antoinette si è consumata; per un attimo si riesce a vedere la realtà con i suoi occhi, a scorgere così tutto ciò che la donna ha dovuto passare nella sua vita, le frustrazioni per i desideri irrealizzati, e l'abbraccio, l'ultimo, probabilmente, con la figlia, è quasi da film horror: come quando la storia si conclude con il primo piano del protagonista, quello che credevi innocente e fragile, a cui però d'improvviso gli occhi si accendono di un'infuocata malvagità, e capisci che da allora in avanti tutte le parti saranno invertite, e che la storia è ben lungi dal terminare.

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Retro copertina: Per i Kampf l'organizzazione del ricevimento, a cui sono invitati i maggiorenti della città, è un'occupazione serissima .
Tutto deve funzionare alla perfezione, come il meccanismo di un prezioso orologio. Proprio per questo, il ballo, che dovrebbe segnare l'ingresso della quattordicenne Antoinette nella brillante società parigina, è un sogno più per la madre, volgare e arcigna parvenue, che per la ragazza. Con una scrittura precisa e senza fronzoli, Iréne Nèmirovsky racconta la vendetta che Antoinette saprà prendersi.

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Giudizio personale: 3/5



mercoledì 5 giugno 2013

Marina - Citazioni

" ... ricordiamo solo quello che non è mai accaduto ".

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" A volte dire la verità non è una buona idea... ".

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" Scompare solo la gente che ha qualche posto dove andare ".

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" Mentii a tutti, raccontando a ciascuno quello che voleva sentire o che poteva accettare ".

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" Tutti custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima ".

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" ... che razza di scienza è quella che porta un uomo sulla Luna ma non è in grado di garantire un pezzo di pane a tutti gli esseri umani?".

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" L'invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi ".

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" Chi non sa dove è diretto non arriva da nessuna parte ".

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" L'ambizione è una cattiva consigliera... ".

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" Tutto quello che poteva andare male era finito peggio ".

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" La giovinezza è una fidanzata capricciosa. La comprendiamo e l'apprezziamo solo quando ci lascia per un altro e non torna più... ".

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" ... per qualche motivo, la vita è solita offrirci quello che non abbiamo cercato ".

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" ... i problemi sono come gli scarafaggi. [...]. Se li porti alla luce si spaventano e scappano ".

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" In quelle settimane imparai che si può vivere di sola speranza e poco più."

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Qui la scheda del libro.