sabato 31 marzo 2012

Casa Howard

Autore: Edward Morgan Forster
Titolo originale: Howards end

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Margaret ed Helen Schlegel sono due sorelle londinesi di origine tedesca che fanno parte di quel ceto superiore che vive sulle proprie rassicuranti "isole di denaro", ben al di sopra di un'umanità povera e spesso derelitta la cui preoccupazione principale è la sopravvivenza.

Le Schlegel sono ben consapevoli della propria fortuna, e del fatto che grazie ad essa possano occuparsi delle problematiche e dell'approfondimento della conoscenza della vita interiore. Alle due si contrappongono i Wilcox, numerosi membri di una famiglia benestante, ma dalla mentalità ottusa e dall'indole ipocrita.
L'incontro tra le due famiglie, tra due facce così diverse della stessa medaglia, cambierà inesorabilmente la vita di Helen e Margaret: la prima, vivacissima e solare, sarà per sempre colpita dal panico e dal vuoto che vede una mattina negli occhi di uno dei Wilcox, la seconda, meno attraente e più riflessiva, vi troverà invece l'amore, e con esso i compromessi per raggiungere la felicità.

Helen rappresenta quindi la frattura insanabile, il rifiuto verso qualcosa di inaccettabile e non condivisibile, e a lei è sovrapponibile quella Londra delle grandi case patronali che non può far altro che soccombere all'avanzata del progresso ed ai palazzoni condominiali che prendono il posto delle case unifamiliari; Margaret è invece l'accettazione fiduciosa del cambiamento -pur se non sempre positivo-, che comunque non le fa perdere mai davvero se stessa, come la capitale britannica, che, se dal un lato si piega al grigiore e a quelle che possono essere le brutture portate dal progresso, non perde mai davvero la sua anima.

Aleggia su tutti il personaggio della signora Wilcox, che forse si tende a sottovalutare, ma che in realtà riesce, sola, a comprendere cosa alberghi nel cuore di coloro che la circondano, e che sceglie -e la vita, con i suoi strani ed imprevedibili rivolgimenti le darà ragione-, come erede della sua amata casa Howard, l'unica persona che saprà amarla altrettanto e riporre in essa la propria anima.

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Quarta di copertina: "Chi erediterà l'Inghilterra?" Nelle parole del grande critico Lionel Trilling, il nucleo sostanziale del romanzo, che egli stesso definisce il capolavoro di Forster, va cercato in questa domanda. Domanda che traduce l'altra, segreto filo conduttore dell'opera: "Chi erediterà Casa Howard?" poiché è la vecchia dimora della campagna inglese a simboleggiare l'Inghilterra della più nobile tradizione, la patria non ancora snaturata dalla civiltà commerciale e industriale. Qui infatti, il tema, caro a Forster, della contrapposizione di due realtà diverse si esprime, non, come in Passaggio in India, attraverso lo scontro tra due civiltà, ma attraverso il conflitto di due diversi modi di concepire la vita, che diviene a sua volta conflitto di classi e di sessi espresso in una molteplice, inquieta vicenda di matrimoni mancati o falliti, di amori morti sul nascere, di violenze represse la cui stessa brutale esplosione non muta la vibrante, allusiva eleganza del tono ;una vicenda in cui ogni evento, ogni personaggio, vivo e immediato in se stesso, rivela tuttavia, e a un tempo sembra voler celare, l'altro significato, il senso metaforico e segreto che solo può condurre a comprendere l'essenza della realtà.

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Giudizio personale: 2/5

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Qui le citazioni dal romanzo

domenica 25 marzo 2012

Tra dovere e desiderio

Autrice: Pamela Aidan
Titolo originale: Duty and desire
Volume: 2 di 3

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Tra dovere e desiderio è il secondo volume della trilogia di Fitzwilliam Darcy, gentiluomo, cominciata con Per orgoglio o per amore, che narra le vicende del più famoso romanzo di Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio, dal punto di vista del protagonista maschile.
Il primo volume è molto piacevole e ben scritto, mentre questo successivo lascia molto a desiderare.
Esso copre il periodo di tempo che va dal ritorno a Londra di Darcy dall'Hertfordshire, fino alla partenza per Rosings esclusa. Elizabeth è del tutto assente, e la sua mancanza si fa sentire, benché ci siano sempre i fili da ricamo del segnalibro a farne da "surrogato", e le fantasie ad occhi aperti di Darcy che la immagina accanto a sé.
Tuttavia non è questo a fare di Tra dovere e desiderio un libro deludente.
L'inizio è molto lento e spesso noioso, si batte troppo sulla religiosità di Georgiana -probabilmente davvero troppo maturata ed in confidenza col fratello-.
Una boccata d'aria la si ha quando Darcy, deciso a trovare una moglie degna del suo ceto e che gli faccia finalmente dimenticare Lizzy, parte per il castello di Lord Sayre, in cui è riunita una rappresentanza di quella società rispettabile in cui scegliere la futura padrona di Pemberley.
E' interessante come l'autrice traccia i personaggi, mettendone a nudo le debolezze, i vizi, l'ipocrisia, ma poi la storia prende una piega à la Carrie Bebris, i cui romanzi infarciti di elementi gotici e fantasiosi non ho per nulla gradito.
E questo è un peccato, perché il personaggio di Lady Sylvanie, la bella "principessa delle fate" che avrebbe potuto conquistare Darcy, avrebbe potuto essere interessante anche lasciando perdere la magia nera,  la "faccenda di tenebre", sacrifici umani -o quasi- e resurrezioni dalla tomba.
Darcy e il suo fido valletto Fletcher si trasformano in una sorta di "investigatori" Regency, correndo tra bui labirinti sotterranei e lottando con dame di compagnia che non sono quello che sembrano.
Consiglierei davvero di saltare a piè pari questo volume, se non fosse che nel successivo vi sono alcuni richiami ai personaggi incontrati nella storia, e alle vicende svoltesi al castello.

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Quarta di copertina: Fitzwilliam Darcy ed Elizabeth Bennet: una delle storie d'amore più romantiche di tutti i tempi, finalmente raccontata dal punto di vista di lui.

"La musica continuava a scorrere sotto le sue dita, fluendo morbida, cercando in lui ogni anfratto da colmare della nostalgia di ciò che soltanto lei avrebbe potuto dargli.  -Elizabeth-, alitò a mezza voce, riconoscendo il suo potere. La musica esitò, poi riprese procedendo nell'intima esplorazione delle sue emozioni. Darcy sapeva di essere preda di una magia, come lo era stato a casa di Sir William e dai Lucas durante il ballo di Netherfield. Lo sapeva, e anziché respingerla, l'accoglieva con una gioia che ora vedeva rispecchiarsi uguale negli occhi di lei".

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Giudizio personale: 2/5


venerdì 23 marzo 2012

Questa storia - Citazioni

" ...se ami qualcuno che ti ama, non smascherare mai i suoi sogni. Il più grande, e illogico, sei tu ".

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" Giacché il talento vero è possedere le risposte quando ancora non esistono le domande ".

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" Curioso come la gente sia già se stessa ancor prima di diventarlo ".

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" Forse, pensò [...] il futuro si è perso per strada ".

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" ...sentì il sangue che momentaneamente si assentava da tutti i posti dove avrebbe dovuto stare ".

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" Giacché lo sprofondare della guerra nel sottoterra delle trincee significava l'ammissione di un verdetto che riportava l'umano alla preistoria... ".

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" Non si ha idea di quante cose muoiano, quando muore una creatura ".

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" Quello che dovevano fare era semplicemente rimettere a posto il mondo, incominciando dal punto preciso in cui si era ingarbugliato ".

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" ...e a poco a poco mi salì su la strana sensazione che ero tornato, finalmente, a casa. Non tornato dalla guerra, e nemmeno tornato al mio paese: era diverso: ero tornato da me, se può capire cosa voglio dire. Da me ". 

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" Il proprio mestiere è quello che si fa senza fatica ".

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" I morti muoiono ma continuano a parlare nella nostra voce ".

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" Quando aspetti o ricordi, mi ha detto, non sei né triste né felice. Sembri triste, ma è solo che stai aspettando, o ricordando ".

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" Sono ammutolita in qualche istante dimenticato della mia fanciullezza, e poi non c'è stato più niente da fare ".

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" ...scrivere è una forma sofisticata di silenzio ".

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" ...le cose del nostro passato continuano ad esistere anche quando escono dal raggio della nostra vita... ".

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" Se è in grado di aspettarti, ti ama ".

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" ...è la cecità che hanno i genitori per i sogni dei figli. Proprio non li vedono. Non lo fanno per cattiveria ".

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Qui la scheda del libro

Che pasticcio, Bridget Jones!

Autrice: Helen Fielding
Titolo originale: Bridget Jones: the edge of reason

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Che pasticcio, Bridget Jones! è il seguito del più famoso Diario tenuto da Bridget, una trentenne o giù di lì, single -almeno all'inizio-, in lotta con i chili di troppo e alla ricerca di qualcuno da amare.
Mentre il primo volume era ispirato ad Orgoglio e Pregiudizio, questo secondo si rifà invece a Persuasione, ed i riferimenti al romanzo austeniano sono davvero tantissimi.
Mark Darcy è questa volta il capitano Wentworth; Daniel -che per fortuna appare pochissimo- il cugino Elliot; l'amica Magda una riuscitissima Mary Elliot; i signori Darcy, l'Ammiraglio Croft e signora; Jude e Shazzer, invece, Lady Russel; Rebecca un'odiosa Louisa Musgrove e l'amico di Mark, Giles Benwick, naturalmente... Benwick.
C'è la cena data da Rebecca/Louisa a cui Bridget/Anne non partecipa; c'è Mark/Wentworth che salva Bridget/Anne da ragazzini troppo vivaci; la notizia del matrimonio del figlio da parte dei Darcy/Croft; l'incidente di Rebecca/Louisa; la discussione tra Rebecca/Louisa e Mark/Wentworth ascoltata da Bridget/Anne; la perdita  di Benwick. In particolare mi è piaciuto molto come l'autrice ha attualizzato quest'ultimo personaggio, da quasi-vedovo a divorziato.
Purtroppo una delle scene più belle di Persuasione, quella della lettera del Capitano ad Anne, è stata secondo me utilizzata molto male, togliendole tutto ciò che di bello ed emozionante ha nel romanzo originale.
Per il resto, Che pasticcio, Bridget Jones! mi è sembrato molto sottotono rispetto al Diario; le scene veramente divertenti sono pochissime -probabilmente l'unica davvero degna di questo aggettivo è quella in cui Bridget scende in strada mezza nuda per trovare il cellulare di Tom, e, ad un Mark che le chiede cosa stia facendo, risponde: "Sto aspettando che squilli il bidone"-; la storia della mamma della protagonista e di Wellington sembra una noiosa ripetizione della questione di Julio, e Bridget è forse ancora più immatura che nel volume precedente, superficiale -vedi il ritardo in aeroporto o l'intervista a Colin Firth- e dipendente dai self-help books.
Merita menzione il riferimento alla morte di Lady Diana, molto commovente. In particolare mi è piaciuto cosa scrive Bridget in proposito: " Spero che adesso lo abbia capito. Dopo tutte le vote che si è preoccupata di non essere all'altezza, guardate cosa prova la gente per lei.
In effetti, questa commozione dovrebbe lanciare un messaggio alle donne che si preoccupano del loro aspetto, pensano di fare schifo e pretendono troppo da se stesse...".

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Retrocopertina: Il libro è il proseguimento de "Il diario di Bridget Jones", resoconto spassionato di una single trentenne in carriera. Bridget ritorna, fidanzata niente di meno che con Mark Darcy, l'uomo dei suoi sogni. E' innamorata pazza e soprattutto magra. Che sia la volta buona? Bridget però non fa in tempo a considerarsi appartenente a quella categoria da sempre invidiata delle ex single che si scontra con la dura realtà: anche l'amore con la A maiuscola è pieno di incognite e incomprensioni e la convivenza logora persino le relazioni più romantiche... soprattutto quando scopri che l'uomo dei tuoi sogni non sa neppure riempire la lavastoviglie (o forse non ne ha voglia).


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Giudizio personale: 3/5



domenica 18 marzo 2012

L'amante di Lady Chatterley

Autore: David Herbert Lawrence
Titolo originale: Lady Chatterley's lover

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[attenzione: SPOILER]

Avevo letto questo libro troppi anni fa per rendermi conto di quanto fosse meraviglioso.

Si tratta del romanzo "scandalo" di Lawrence, che non poté essere pubblicato in Inghilterra a causa del suo contenuto e delle parole "a quattro lettere".
Tuttavia io credo che lo scandalo suscitato all'epoca non fosse dovuto solo alle descrizioni dei rapporti intimi tra Connie e il guardiacaccia, ma anche -e forse soprattutto- alla libertà, quella libertà che permette a Lady Chatterley di scegliere cosa fare della propria vita.

Prigioniera di una casa triste e di un marito egoista e paralizzato, Connie a ventisette anni si ritrova a vivere una vita vuota e priva di amore (bellissimo il capitolo in cui la donna si guarda allo specchio e vede il suo corpo come morente per mancanza di passione e amore) fino a che non incontra Mellors, il guardiacaccia. A prima vista rude e scostante, egli nasconde un'anima sensibile e un cuore ferito non solo da una precedente relazione, ma dall'umanità in generale e dal cambiamento del mondo intorno a sé.

Siamo infatti nella prima metà del '900, le fabbriche e le miniere deturpano il paesaggio e uccidono la natura, il cielo è sempre grigio, gli operai imbruttiti  e resi neri dal carbone non si tolgono più il cappello al passaggio dei signori, e le grandi case dei ricchi proprietari vengono abbattute perché troppo costose da mantenere.

La relazione tra Connie e Mellors sembra essere l'unica cosa pura e bella in una realtà del genere, e in una società che non accetterebbe mai di vederli insieme.

Entrambi sono personaggi molto particolari, che scopriamo a poco a poco, in particolare Connie si rivela ingenua e tenera, e Mellors molto dolce.

Il finale non amaro vede il trionfo della libertà di scelta e della speranza in una vita migliore, anche se ciò deve significare voltare le spalle alla sicurezza e rischiare di essere additati o disprezzati da una società ipocrita e classista. 

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Quarta di copertina: L'amore adultero tra una nobildonna e il proprio guardiacaccia narrato in questo romanzo, il più celebre in assoluto di D. H. Lawrence, scandalizzò a tal punto l'Inghilterra da essere immediatamente proibito in tutti i paesi di lingua inglese. In realtà quest'opera bellissima difende appassionatamente le ragioni dell'amore, della passione più autentica e travolgente, della ricerca spregiudicata di un sentimento libero, genuino, intenso, di fronte a tutte le regole, i pregiudizi e le convenzioni che finiscono con l'incatenare ogni vero sentire. Giustamente i due personaggi di questo romanzo, diventato quasi mitico, Connie Chatterley e il guardiacaccia Mellors, si sono imposti, nell'immaginario contemporaneo, come modelli di una vitalità trasgressiva, intesa come ritorno alle energie della pura natura.

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Giudizio personale: 5/5

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Qui le citazioni dal romanzo

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E' del 1993 il film Lady Chatterley con Joely Richardson nel ruolo di Connie e Sean Bean in quello di Mellors.
L'attrice protagonista è molto giovane e bella, e rende bene la personalità di Connie, anche se è fisicamente lontana dall'idea che mi ero fatta di Lady Chatterley, così come lo stesso Mellors, più adatto alla copertina di una rivista patinata, che ad interpretare un guardiacaccia.
Il film è piacevole ed abbastanza aderente al romanzo, tranne che per le scene finali, che comunque non cambiano il senso della storia originale.

                                                 

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E' invece del 2006 la Lady Chatterley di Pascale Ferran, con Marina Hands nel ruolo di Connie e Jean-Louis Coullo'ch in quello del guardiacaccia, il cui nome è trasformato in Parkin.
C'è da dire che dopo aver visto questa versione, il film del 1993 appare ben poca cosa. La regista francese, infatti, confeziona una pellicola ottima, la storia è essenziale, i dialoghi ridotti al minimo, i personaggi molto ben caratterizzati, soprattutto il guardiacaccia Parkin.
Ciò che non ho gradito molto è stata l'inclusione, di tanto in tanto, di didascalie bianche su sfondo nero, come nei film muti, ed il fatto che in una scena la signora Bolton guardi direttamente in camera mentre dà spiegazioni.
La sceneggiatura è aderentissima al romanzo, scene di nudi incluse, ma con un finale più aperto.
Purtroppo questa versione non è stata doppiata in italiano, ed i sottotitoli disponibili nella nostra lingua ad un certo punto sono mancanti o fuori sincrono, e bisogna ripiegare su quelli in inglese.

sabato 10 marzo 2012

Madame Bovary

Autore: Gustave Flaubert
Titolo originale: Madame Bovary

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Emma Rouault è cresciuta in un convento nutrendosi di romanzi ricchi di passioni sfrenate, eventi memorabili, sentimenti estremizzati. E' già insoddisfatta della vita, quando, tornata a casa da un padre contadino, incontra il vedovo Bovary ed accetta di sposarlo.
Ma il matrimonio non si rivela all'altezza delle aspettative: Emma è depressa, disprezza quel marito così diverso da come lo avrebbe voluto, cerca continuamente qualcosa che la faccia sentire viva e che le dia quelle emozioni cui tanto anela.
Tuttavia né la maternità né le infedeltà coniugali riescono a riempirle la vita e a soddisfarla, perché una volta raggiunto l'oggetto del desiderio, Emma ne è delusa: nulla può essere degno del suo ideale di passione, se non l'attesa e l'immaginazione.
Classificare questo particolare personaggio semplicemente come una "poco di buono" è estremamente riduttivo, così come lo è definire Charles Bovary, suo marito, semplicemente un idiota.
L'autore, infatti, ci offre il suo punto di vista riguardo il personaggio maschile, cercando di farci avere di lui la sua stessa idea, mentre lascia cadere, durante tutto il corso della storia, indizi sulla sua vita e sulla sua vera indole, come fossero briciole di pane.
Possiamo così capire che Charles è stato educato da una madre infelice e delusa, che non ha fatto che controllarlo e manovrarlo come una marionetta, anche a costo di umiliarlo e renderlo a sua volta infelice.
Charles ama profondamente la seconda moglie Emma, e sembra convinto che il suo matrimonio rasenti la perfezione; tuttavia secondo me questa è solo una scelta di comodo: Charles vuole essere convinto che tutto vada bene, o il fragile castello di carta nel quale vive gli crollerà addosso e lui si ritroverà più infelice di prima.
Probabilmente dentro di sé sa anche benissimo che la moglie lo tradisce, ed una parte di lui vorrebbe affrontarla, come quando, ad esempio, chiede ad Emma se si reca da una certa insegnante per le lezioni di piano (pretesto grazie al quale la protagonista riesce a vedere uno dei suoi amanti), e quando lei gli risponde di sì, Charles le dice che ha incontrato la donna, le ha parlato, e, afferma secco: "Non ti conosce".
Tuttavia ciò non ha seguito, quando l'immagine della coppia felice sembra allontanarsi, è proprio Charles ad inventare pretesti per giustificare la moglie, ed usa tutta la sua forza di volontà per crederci.
Il finale è triste, ricco di sconfitte e vittime, ed innalza sul podio dei vincitori chi ha saputo nascondersi nella propria, fasulla, visione della realtà e di se stesso: il farmacista Homais, che vale meno della metà di quel che pensa, ma che è riuscito a vendere così bene le proprie convinzioni, da renderle realtà per il resto del mondo.

Segnalo, nella edizione Feltrinelli, l'interessantissima introduzione di Roberto Speziale-Bagliacca, che consiglio di leggere dopo il romanzo.

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Retrocopertina: Tutto in Madame Bovary sembra disporre la scena dove il desiderio ha luogo insieme all'abisso che lo cancella.
Emma Bovary ama come si divora, ama in una tragica voracità che somiglia a quella di un organismo incapace di assimilare, consuma se stessa e l'oggetto del suo desiderio in un tragico processo di alienazione amorosa, aiutata anche dal marito, Charles, che è tutt'altro che un uomo tranquillo e innocuo, ma un masochista morale di altro lignaggio che, con un sadismo perfettamente camuffato, contribuisce in maniera determinante al suicidio della moglie.

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Giudizio personale: 5/5

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Qui le citazioni dal testo